Festival SportOpera 2005

seconda edizione

23-27 settembre | Napoli
3-4 ottobre | San Giorgio a Cremano

SportOpera è un festival di teatro e arti performative dedicato allo sport e al suo legame con la cultura.

direttore artistico Claudio Di Palma
organizzazione Vesuvioteatro

Premio SportOpera 2005
ideato e realizzato dallo scultore Riccardo Dalisi
a Gianfranco Zola

Significativo è, per un Festival, giungere alla seconda edizione: è sicuramente un segno importante!
In particolare, per il Festival SportOpera, date le sue caratteristiche, confermare il periodo, la struttura, le linee artistiche del programma è sicuramente un segnale ancora più interessante!
Un segnale che rivela la possibilità di un radicamento, di un atteso appuntamento e di una più serena progettualità. Possibilità che noi di Vesuvioteatro certamente non ci lasceremo sfuggire.
Continueremo, quindi, divertendoci, ad indagare sui tanti, a volte evidenti, a volte nascosti, collegamenti tra l’arte e lo sport, e lo faremo con convinzione nonostante i duri colpi che il Festival ha dovuto sopportare per la realizzazione di questa edizione, nella speranza che tutti i nostri partners continuino, come noi, a credere e sostenere questo progetto.
Un grazie, comunque, alla Regione Campania, alla Provincia di Napoli e al Comune di Napoli, e, in particolare, all’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Rachele Furfaro e agli Assessori Provinciali Mario Falbo e Antonella Basilico.
E grazie anche al Teatro Pubblico Campano e al Coni che continuano ad essere vicini alla nostra iniziativa e, per la prima volta quest’anno, al Comune di San Giorgio a Cremano, per la gentile ospitalità nello splendido scenario di Villa Bruno.
È con gratitudine, ancora, che rivolgiamo un ringraziamento ai nostri sponsor sostenitori perchè, come noi, credono nella diffusione della cultura dello sport attraverso l’arte.
È con affetto che, infine, rivolgiamo un saluto particolare al nostro direttore artistico Claudio Di Palma per l’amore con cui si tuffa nell’ideazione del programma del Festival SportOpera.

Dora De Martino, Giuseppe Liguoro
Vesuvioteatro

Nel 1974 quando Muhammad Alì, il più grande pugile e forse atleta mai esistito, sconfisse a Kinshasa ( Zaire ) il potentissimo colosso George Foreman, prima del match fece allentare le corde del ring, vi si adagiò con la schiena per otto lunghissimi round e, adottando una strategia difensiva, abbatté poi lo stremato avversario con un paio di cazzotti ben assestati. Il grande Alì sperimentò, per il conseguimento della vittoria, una sana liturgia della retroguardia, il suo trionfo fu generato da un sapiente riguardo per ciò che era alle sue spalle. Nel 1954 la gloriosa squadra di pallone ungherese fu sorprendentemente sconfitta, in una inesorabile finale dei campionati del mondo di calcio, dalla Germania che, incontrandola in una partita precedente, era scesa in campo con delle riserve, elaborando, così, anch’ essa una sapiente condotta di camuffamento, attesa e difesa grazie alla quale si assicurò successivamente gloria insperata. L’efficacia di queste, come di altre, filosofie di retroguardia ci conforta. Noi del Festival SportOpera, infatti, intrappolati tra pseudoilluminismi d’avanguardia e reazionarie mercificazioni dell’estetica dei corpi ci condanniamo coscientemente a scomode scelte di retroguardia. Addirittura ci crogioliamo nell’ipotesi che la nostra retroguardia non sia solo una posizione arretrata dalla quale guardiamo l’avvilupparsi del presente, ma rappresenti anche una postazione privilegiata dalla quale sia ancora possibile, guardandosi dietro, imparare dalla storia. Dunque, tra le fittizie celebrazioni di campioni marcati Mediaset e il De arte gymnastica di Mercuriale optiamo per Mercuriale, tra le odierne sgrammaticate triangolazioni analitico-sportive e Vincenzo Cerami (“…Sulla tempia hai una macchia rossa / e odora ancora di cuoio/ la tua basetta/ un profumo di goal/ quel primo tempo quel dodicesimo / minuto/ schiocca la palla con un colpo/ di frusta e l’angelo francese/ si scosta e l’accoglie col sinistro/ in un cuscino di bambagia/ sotto i tacchi la tiene ferma/ e intanto fissa il vasto orizzonte/ dove un popolo smarrito aspetta./ Come è vile quella folla/ che ti vuole morto!… [da Vin d’honneur per Platini]) teniamo per Cerami, tra l’immoralità espansa che alimenta larga parte degli atteggiamenti competitivi e Gadamer “…chi non prende sul serio il gioco è un guastafeste …” parteggiamo giocosamente per Gadamer. Viviamo e promuoviamo questo Festival nell’illusione che lo sport sia competizione, gara, misurazione dei limiti umani, ma sia anche l’esplicazione manifesta di uno stato d’animo. Sia una coltivazione prolungata dell’adolescenza che al pari dell’arte offra scenari creativi e performativi fuori dalla norma prestabilita. Crediamo che le testimonianze significative di artisti e sportivi d’eccezione siano ancora utili ai giovani per distaccarsi dalla falsità dei belletti ed accogliere la misura autentica del gesto corporeo. Siamo appoggiati in questo insano sforzo da piccole, benemerite, follie delle istituzioni, ma temiamo di essere destinati alla sconfitta. Una sconfitta tacita e tacitante, umiliante nelle proporzioni se rapportata agli auspici, inevitabile. A meno che l’esito di un Alì-Foreman o di una Germania-Ungheria non si riproponga ed allora la nostra retroguardia potrà dichiararsi senza forzate ironie una sacrosanta intuizione di resistenza o meglio ancora di avanguardia lungimirante.

Claudio Di Palma
direttore artistico

Programma

Venerdì 23 settembre 2005 ore 20:00
Teatro Nuovo – Sala Assoli – Napoli
Concorso di Drammaturgia Sportiva
prima edizione
giuria: Ruggero Cappuccio, Vincenzo Cerami, Claudio Di Palma, Tullio Pironti, Giorgio Porrà

Tra attore ed atleta esistono diverse analogie. Fra le altre sicuramente quella relativa ai percorsi formativi di entrambi. Il sistema di apprendimento e trasmissione del “ sapere ” sembra in effetti, sia per l’attore che per l’atleta, legato in prevalenza al linguaggio intuitivo-motorio. Le performance teatrali e sportive, si può dire insomma, si producono e sviluppano tutte e due nell’area cinetico-sensoriale.
Ma la drammaturgia teatrale tiene ancora in conto le peculiarità dell’artista “sensitivo”? Spesso autoreferenzialità e intelligenza, oltre che la lingua scelta per raccontare, sembrano non offrire opportunità al senso/percezione, occupandosi troppo del senso/significato.
E’ ancora possibile , dunque, formulare un teatro che coniughi in un ispirato linguaggio creativo l’agonismo e l’esposizione al destino tipici, ad esempio, proprio dell’evento sportivo? Possiamo dire, sinteticamente, che il Concorso di drammaturgia sportiva del Festival SportOpera nasce da quest’ultimo interrogativo.
Beninteso, siamo convinti che Shakespeare, come Beckett ed altri autori classici, abbiano scritto tanto teatro sportivo e che, quindi, non sia necessario né sufficiente raccontare di sport per restituire automaticamente uno stile agonistico al teatro. Abbiamo voluto, tuttavia, suggerire l’evento atletico come oggetto di ispirazione, perché proprio il gesto creativo dello sport possa finalmente usufruire di un linguaggio nuovo in grado di ri-citarlo degnamente.

Mises en espace dei testi vincitori

Sono solo un uomo


di Alessandro Miele
con Gaetano Coccia, Alessandra Crocco, Adriana Follieri, Alessandro Miele, Carla Pastore
di Alessandro Miele.
proiezioni a cura di Ciro Pellegrino

La divinizzazione di un essere in carne, ossa e capelli… un ciuffo di capelli… anzi un codino.
Il travagliato mito di un uomo di Caldogno dal multiforme ingegno:
 Roberto Baggio.
“Che volete da me non sono mica un dio come voi?”
“Perché mi eguagliate agli dei che hanno il vasto cielo?
Io non somiglio agli immortali,
ma alle creature mortali,
agli uomini che voi sapete sopportano
grandi sventure…
E tante ne ho sopportate per volontà degli dei.”
(Odissea, libro VII)

Rosso

di Roberto Russo

con Salvatore D’Onofrio, Agostino Chiummariello, Peppe Miale

regia di Mario Gelardi
Stefano Golia aveva un sogno nato sui campetti spelacchiati della provincia sassarese: fare “goal” come Gigi Riva. Durante gli anni di una carriera in crescendo, le ali del sogno iniziano a spiumarsi e a caricarsi di compromessi fino a quel pomeriggio,  a quella espulsione immeritata, a quel crudele confronto con il massaggiatore e con il dirigente, a quel piccolo lasso di tempo che và dall’inizio del II tempo alla fine della partita. Il sogno si ravviva proprio quando appare la parodia di se stesso. “ A volte per crescere, per andare avanti, bisogna voltarsi…e tornare indietro”.

a seguire, fuori concorso

primo studio per una messa in scena
A fronte alta

un sogno del mille novecento cinquantasei

di e con Antonello Cossia

La storia è quella di mio padre ex-pugile che ha partecipato ai giochi olimpici di Melbourne nel 1956. Un articolo comparso in un giornale sportivo australiano, qualche giorno dopo l’incontro, riportava la cronaca del primo e unico combattimento sostenuto da mio padre in quella competizione. Aveva incontrato agli ottavi di finale la futura medaglia d’oro per la categoria dei pesi piuma, un pugile russo, Safronov, che mandò tutti gli avversari al tappeto, tutti tranne uno: mio padre.

Sabato 24 settembre
Napoli – Teatro dell’Accademia di Belle Arti  ore 18:30
La forza delle immagini
dal documentario di Ray Muller su Leni Riefenstahl
a seguire
L’olimpica bellezza
incontro sull’opera di Leni Riefenstahl
con Ray Muller
e la partecipazione del prof. Eugenio Leonardi, docente di Tecniche Didattiche delle Attività Sportive alla Facoltà di Scienze Motorie di Napoli
a cura di Mario Franco e Francesca Liguoro

Le immagini del film documentario del regista tedesco Ray Muller rivelano invenzioni e soluzioni geniali della regista e della sua troupe nel comporre l’Olimpiade del ’36 in una sinfonia di corpi. I retroscena in cui si spiegano e scoprono inquadrature e prospettive di ripresa che saranno alimento sostanziale sia per le ambizioni tecnico-espressive del cinema che per quell’ebbrezza di messianica superiorità sentita dalla dittatura nazista.

Una riflessione intorno al culto del corpo e al concetto di bellezza dello e nello sport, a partire dalle rappresentazioni del rito sportivo nell’opera della famosa documentarista tedesca Leni Riefenstahl (1902 – 2003).
Nel suo “Olimpia” la Riefenstahl converte, infatti, gli atleti ad una ragione estetica da semidei terreni, da sacerdoti di una liturgia del movimento inteso quasi come fisico delirio.

Regista tedesco, Ray Muller ha girato i due più importanti documentari sulla figura e l’opera di Leni Riefenstahl, la controversa cineasta e artista tedesca che esercitò la propria attività di documentarista nella Germania nazista utilizzando tecniche innovative e un’estetica audace e avanguardistica.
Il documentario di Muller La forza delle immagini (1993) rappresenta una delle rare fonti di studio  dell’opera della regista poiché costituito da una sostanziosa quanto incalzante intervista alla regista insospettabilmente novantenne e una panoramica completa sulla sua opera, sulla sua vita e sulle circostanze storiche di cui è stata protagonista, attraverso uno sguardo che, lungi dal prendere una posizione a favore o contro la regista, restituisce in modo equilibrato e convincente la problematicità che avvolge la figura della Riefenstahl. Il documentario di Muller, Leni Riefenstahl in Sudan, girato nel 2000, accompagna invece la regista in viaggio nel Sudan, da lei amato e visitato innumerevoli volte, all’età di 98 anni mostrando la “seconda vita” di Leni Riefenstahl, lontana ormai dallo spettro nazista e libera di inseguire il proprio ideale di bellezza.
Coraggiose testimonianze di una regista scomoda e spesso odiata, Ray Muller ha tracciato la storia della più audace e più controversa figura della storia del cinema con una tecnica documentarista di ineccepibile rigore.

Domenica 25 settembre 2005
Napoli – Virtus Partenopea – Chiostro di San Tommaso ore 19:30
200 metri al sogno – Pietro Mennea
dialogo veloce per curva lunga e rettilineo
con Pietro Mennea e Claudio Di Palma
con testi da Gianni Brera, Gino Palumbo, Vanni Loriga

Vent’anni circa di grande atletica, grandi vittorie e sapide polemiche raccontate da Pietro Mennea, in un dialogo, composto da memorie e sensazioni, con un attore, Claudio Di Palma, suo grande tifoso in gioventù.
La carriera di Mennea, ripercorsa attraverso filmati, letture dal grande giornalismo di Palumbo e Brera e soprattutto raccontata direttamente dal protagonista.
Storie che intrecciano naturalmente il sud, il valore della fatica, la passione, la forza morale del campione, l’accreditamento di un mito e poi il suo giudizio sui mutamenti progressivi della filosofia e dei comportamenti nel mondo dello sport
Dialogare con un campione olimpico e recordmen dei 200 piani vuol dire parlare di velocità, di centesimi di secondo brevissimi eppure eterni che trasformano un ragazzo mingherlino nella indimenticata “ Freccia di Barletta ”
Ad interloquire con Mennea un attore che spera di riconvogliare nelle metodiche creative del teatro il potenziale poetico e l’imprevedibilità del gesto atletico, che aspira a rendere la grande pagina giornalistica un pezzo di letteratura d’autore, che vede in Mennea ancora e sempre il simbolo di uno stile di sport che si va inesorabilmente trasformando e contaminando.

Domenica 25 settembre 2005
Napoli – Virtus Partenopea – Palestra – ore 21.30
Lampo d’ebano – Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino 1936
di e con Enzo Musicò
regia di Carlo Bellamìo
in collaborazione con la compagnia Le Nuvole

Il salto. La perfetta esecuzione tecnica del salto in lungo si divide in quattro fasi: RINCORSA che permette all’atleta di raggiungere la riga bianca di stacco alla maggiore velocità possibile. STACCO, che deve proiettare il corpo in alto e in avanti con un angolo di 45 gradi rispetto al piano del terreno. VOLO, durante il quale il corpo si raccoglie a “uovo” con il busto che si flette in avanti e le gambe che vanno a cercare il punto più lontano per l’atterraggio. ATTERRAGGIO, con il busto che si sbilancia in avanti il più possibile per evitare, una volta toccata terra, di cadere all’indietro. L’ultimo segno che il corpo lascia sulla sabbia, quello più vicino alla riga bianca di Stacco, è quello che determina la lunghezza del salto. È tutto qui il SALTO IN LUNGO.
La storia. Circondati da un pubblico di centomila persone e in compagnia di importanti comprimari, i protagonisti di questa storia sono:
In pista: James Cleveland Owens, quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi, negro.
In tribuna d’onore: Adolf Hitler, sei milioni di morti sulla coscienza, nazista.
Si incontrano e si sfidano per ben quattro volte durante gli XI Giochi Olimpici di Berlino 1936 e per ben quattro volte il Negro alza il suo sorriso candido verso la tribuna d’onore, ma alla fine il Nazista si rifiuta di stringere la mano a un negro e crea “lo scandalo”. Il Negro non capisce e non capirà mai il motivo di tanto clamore. D’altronde neanche il suo Presidente, Franklin Delano Roosvelt gli ha mai voluto stringere la mano, al Negro.
È tutta qui la storia.

Lunedì 26 settembre 2005
Napoli – Teatro Augusteo ore 20:00
L’isola di Zola
incontro con Gianfranco Zola
a cura di Giorgio Porrà
con lettura di testi da Ruggero Cappuccio, Mimmo Liguoro, Fernando Acitelli, Emilio Marrese

La storia umana e sportiva di Gianfranco Zola, dalla sua isola a tutte le altre, così differenti, terre d’approdo. La semplicità dell’uomo e la genialità dell’atleta nel profilo che tenderà a tracciare in un dialogo aperto il giornalista di Sky Sport Giorgio Porrà.
Giorgio Porrà, anch’egli sardo, incontra il piccolo-grande Zola, per gli inglesi magic-box, che in un confronto sincero e sereno apre il suo scrigno di magie, rinnovando e descrivendo le suggestioni suscitate e vissute in circa quindici anni di successi, prodezze e lontananze.
Nel corso dell’incontro verrà letto un elzeviro del drammaturgo Ruggero Cappuccio dedicato a Gianfranco Zola e poesie ed altra prosa ancora ispirate al fantasista sardo.
Sarà la prima occasione in cui Zola racconterà dei motivi che hanno generato la sua decisione di chiudere la carriera; un’occasione, ovviamente, anche per comprendere quali siano state le trasformazioni che il calcio ha vissuto negli ultimi anni e quale sia lo stato di salute attuale.
Da un lato del campo la colta e ispirata competenza di Porrà dall’altra la semplice, incorruttibile ed intima sapienza di Gianfranco Zola.

Giorgio Porrà, giornalista cagliaritano, inviato speciale di Sky Sport e volto storico della televisione satellitare italiana, per la quale ha seguito i principali avvenimenti dell’ultimo decennio. Firma e conduce Lo Sciagurato Egidio e Profili, programmi che hanno rinnovato il modo di raccontare lo sport, attraverso una riuscita contaminazione di letteratura, cinema e musica.. Ha pubblicato nel 2004, per i tipi della Scritturapura editore, «Attaccante estremo» libro-intervista sul calcio ad Adriano Sofri.

Martedì 27 settembre
Napoli – Teatro dell’Accademia di Belle Arti ore 17:30
Elio e le storie tese del baseball

Elio e Faso, del gruppo “Elio e le Storie Tese” snoderanno, in forma di racconti, aneddotiche personali legate al baseball, uno sport da loro seguito e praticato, cui il cinema e la letteratura hanno conferito lo spessore quasi di favola arcana. Nel corso della serata emergeranno i numi tutelari del baseball: Philip Roth, John Irving, Don De Lillo i cui lanci narrativi intersecheranno eccezionalmente le storie tese di Elio e compagni.

Il baseball mi ha preso come ti prendono le sabbie mobili. A me piace proprio quella lentezza, quelle pause che ti permettono di studiare il gioco e immaginare le strategie successive.
Elio

Mi piace il baseball perché quando attacchi sei solo contro tutti e quando difendi combatti con la squadra contro uno solo. Certe volte sei solista, in altre sostieni il gruppo. Come nel jazz.
Faso

Martedì 27 settembre 2005
Napoli – Teatro Bellini – Auditorium ore 21:30
Nel fango del dio pallone
la storia maledetta di Carlo Petrini, centravanti di serie A
con Alessandro Castellucci
scritto da Giulio Baraldi e Alessandro Castellucci
musiche Fabrizio De André, Radiohead, Jetro Thull
regia Giulio Baraldi
produzione Macro’ Maudit

a seguire
Finale di partita
Pippo Russo
incontra Carlo Petrini

Un ex-calciatore racconta…
…uno che forse, in carriera, ha conosciuto da vicino Carlo Petrini.
Ma chi è Carlo Petrini? Uno famoso, uno che giocava nel Milan del 1968; ai tempi di Prati, di Trapattoni, di Gianni Rivera. Uno che però hanno voluto cancellare dalla storia del calcio. Perché?
In attività cominciò a sperimentare gli effetti di sostanze illegali dopanti. Una regola negli spogliatoi. Poi, negli anni settanta fu mediatore e artefice di diverse partite truccate.
E nel marzo del 1980, tra numerosi responsabili, Petrini fu uno dei pochi a pagare per tutti.
Ma quello che più spaventa il ‘dorato mondo del pallone’ è la figura, la presenza di Petrini oggi: un uomo che, pagate sportivamente e penalmente le sue colpe, colpito umanamente negli affetti più cari, non ha più paura di dire quello che nel calcio ‘si fa ma non si deve dire’.
Nel best seller ‘Nel fango del dio pallone’, autobiografia di Petrini, da cui siamo partiti, l’ex giocatore del Milan, ma anche della Roma, del Bologna, e del Genoa confessa tutto.
Decine e decine di pareggi concordati, le partite vendute, gli eccessi fuori dal campo, il doping e gli espedienti per eludere i controlli e i soldi in nero.
Una ricostruzione attenta e disincantata, a volte rabbiosa, di un uomo che ha vissuto nel calcio tutta la sua giovinezza.
Che non ha paura di fare i nomi perché il calcio gli ha dato, ma, soprattutto gli ha tolto tutto.


Carlo Petrini, intercetta le “provocazioni” del giornalista dell’Unità Pippo Russo, autore del libro Pallonate, confessando le miserie che ha vissuto in prima persona: partite vendute, eccessi fuori dal campo, il doping, gli espedienti per eludere i controlli e i soldi in nero. Ma la rabbia di Petrini va oltre. Il suo bisogno, non d’espiazione, ma d’essere sincero fino in fondo, mette in discussione l’immagine stessa del calcio di oggi: emozione fasulla, bisogno alterato di prestazioni, quindi relitto e inutile desiderio di benessere.

“Una recente indagine ha dimostrato che un adolescente su tre è disposto a fare uso di sostanze illecite pur di raggiungere il successo nel mondo del calcio. La cosa ancora più inquietante è che il 10% di loro si dichiara‘pronto a morire per uso di questo sostanze’, pur di assomigliare al proprio idolo sportivo. Carlo Petrini

Carlo Petrini è nato a Monticiano ( Si ) nel 1948. Ex calciatore di Milan, Torino, Roma, Bologna ( dal‘68 all’80 ). Coinvolto nello scandalo scommesse proprio nel 1980. Dal 2000 ad oggi ha pubblicato per la Kaos edizioni Nel fango del dio pallone, Il calciatore suicidato, I Pallonari, Senza maglia e senza bandiera, Scudetti dopati. I libri di Petrini ci presentano impietosamente il quadro delle miserie morali del calcio dagli anni ’70 sino ai nostri giorni.

Pippo Russo insegna Sociologia delle Comunità Locali e Sociologia dello Sport presso le università di Firenze e Teramo. Scrive sul “ Manifesto ” e sull’ “Unità ”. Ha scritto con Annik Magnier Sociologia dei sistemi urbani ( 2002 ), oltre a una serie di saggi sociologici sullo sport pubblicati su libri e riviste. Nel 2003 ha pubblicato per la Meltemi melusine il libro “ Pallonate – Tic, eccessi e strafalcioni del giornalismo sportivo italiano ”.

Lunedì 3 ottobre 2005 ore 21:00
San Giorgio a Cremano, Villa Bruno
Il Nivola
Nuvolari all’Alfa Romeo
di e con Claudio Di Palma
musiche eseguite dal vivo da Luca Urciuolo
scene Roberto Crea
produzione Vesuvioteatro

Tazio Nuvolari “il Mantovano Volante“ è sicuramente una leggenda della storia dell’automobilismo. Il suo coraggio e la sua determinazione dominarono per 30 anni il mondo delle corse, sia delle due che delle quattro ruote, al punto che la sua leggenda iniziò quando egli era ancora vivo.
La leggenda cominciò quando il “nivola” correva ancora sulle due ruote e tagliò vincitore il traguardo del Gran Premio di Monza legato alla moto per via delle ingessature alle gambe fratturate. E’ però chiaro che il sodalizio del ‘29 con la Anonima Lombarda Fabbrica Automobili esalterà la figura del mito ed ancor più lo faranno le storiche vittorie che il binomio collezionerà: Mille Miglia, Targa Florio, l’indimenticabile successo al Nurburing del ’35 in cui, l’Alfa e Nuvolari, difesero i colori italiani in un circuito sventolante di vessilli ed orgogli nazisti. Il rapporto Alfa- Nuvolari sarà contrddistinto da esaltazioni, incidenti e grandi imprese, parlerà di altri eroi del mondo motoristico: Enzo Ferrari e Achille Varzi, di grandi marche avversarie: Maserati, Porsche, Mercedes, Auto Union, sarà rappresentativo di un mondo lontano e avvincente in cui i piloti si avviano al trionfo a bordo di auto in fiamme, giungono al tragurdo su veicoli sprovvisti di volante, sorpassano di notte a fari spenti. Il Nivola  racconta tutto questo scegliendo una forma di narrazione teatrale tragicomica composta da letture, musica e dialoghi immaginari. Nuvolari e gli altri draghi del volante salgono a bordo della grande madre Alfa che presta loro bielle, valvole e cilindri perché si proceda al racconto dei motori, dei gran premi, degli eroi e delle raccapriccianti emozioni di un’epoca gloriosa ed indimenticata.

Martedì 4 ottobre 2005
San Giorgio a Cremano – Villa Bruno – ore 20.30
Tutti i cerchi del mondo
Giulio Baffi
incontra Emanuela Audisio
con la partecipazione di Imma Cerasuolo, medaglia d’oro alle Paraolimpiadi di Atene 2004
a seguire
Bambine infinite
Gea Martire
legge Emanuela Audisio

La Audisio è scrittrice che tratta spesso, nelle sue liriche incursioni giornalistiche e nei suoi saggi, il tema dell’emancipazione femminile. Lo sport è il suo campo d’applicazione. L’incontro che Baffi articola con la Audisio si concentra proprio su quelle atlete che lei racconta con prosa teatralissima eppure analitica. Bambini infiniti e Tutti i cerchi del mondo, i libri della Audisio, sono le partiture dalle quali emergono creature di geografie lontane, Cenerentole di Kabul, bagnine di Saddam e campionesse dimenticate che ridisegnano i cerchi olimpici secondo nuove prospettive e stravaganti grafie.

Emanuela Audisio è nata a Roma nel 1953 e ha vissuto per lungo tempo all’estero. E’ inviato speciale de “ la Repubblica ”. E’ stata la prima giornalista italiana a seguire con continuità i giochi olimpici, le Coppe del mondo di calcio, i mondiali di boxe, di atletica, di ciclismo, di basket. Nel 2003 ha pubblicato per Mondadori “ Bambini infiniti – Storie di campioni che hanno giocato con la vita ” e nel 2004, sempre per Mondadori, ha pubblicato “ Tutti i cerchi del mondo – I volti, i paesi, le storie che fanno un’Olimpiade ”

Leggi le presentazioni di

Lo sport è stato spesso lo specchio o almeno la traccia significativa della condizione civile di un popolo. Si riflettono sovente nelle logiche e sinanche nei risultati sportivi lo stato sociale dei cittadini di una nazione. Anche per questo motivo, storicamente, lo sport si è prestato all’ambizione di taluni governanti ai quali la passione, esaltata dall’entusiasmo sportivo, è risultata utile per restituire un’idea sana, forte e vincente del proprio paese o della propria immagine. Sempre più ci sembra che lo sport si stia prestando proprio all’equivoco sul valore dell’immagine ed è forse necessario far argine a questa deriva che inevitabilmente produce alterazioni. L’ assimilazione dello sport come occasione d’arte, che il Festival SportOpera propone, ci sembra intuizione sensata perché si diffonda una cultura dell’oggetto sportivo più profonda e meno strumentalizzabile. Rileggere la grande letteratura o la cinematografia dedicate allo sport, stimolare nuove drammaturgie teatrali intorno all’argomento, ci sembra opportunità interessante perché lo sport traduca nell’arte l’imponderabilità che lo contraddistingue e l’arte  rivaluti il coefficiente poetico e la virtù passionale che permeano il gesto atletico. In definitiva sosteniamo, con convinzione profonda, il Festival SportOpera perché si inserisce coerentemente tra le attività che la città si è predisposta ad accogliere attrezzandosi sempre più nel produrre e proporre grandi eventi culturali di carattere internazionale. Ci preme affiancare il Festival SportOpera perché si è fornito, anche quest’anno, dei requisiti opportuni per provocare in modo significativo una interazione ragionata tra arte e sport; una reciprocità di rimandi che crediamo sappia restituire a queste due fondamentali facoltà umane il valore etico, il valore civile e culturale che sono loro proprie.

Rachele Furfaro

Assessore alla Cultura
Comune di Napoli

Per il secondo anno seguiamo con partecipato interesse le vicende del Festival SportOpera. Appare anche più profondo in questo calendario di incontri il segno degli sportivi. Riscontriamo un entusiasmo rinnovato in città per le sorti dei nostri atleti, registriamo anche la necessità di veloci riaccreditamenti sul piano nazionale ed è giusto prepararsi a risalire attraverso sostanziali potenziamenti dell’intero movimento di base. Iniziative, dunque, che promuovano il senso alto dell’ attività agonistica ci sembrano incarnino lo spirito giusto perché alle auspicabili rivincite e riconferme nelle prestazioni sportive corrisponda una cultura in grado di comunicare soprattutto ai giovanissimi i valori fondanti dello sport. Tra le finalità di un Festival come lo SportOpera ci appare evidente quella di riaffermare l’importanza del processo formativo dell’uomo come unico viatico ad una successiva capacità performativa dell’atleta ed è in special modo questo concetto che sposiamo con entusiasmo.

Giulia Parente

Assessore allo Sport e ai Grandi Eventi
Comune di Napoli

Già presenti e vicini, in occasione della prima edizione, al Festival SportOpera, non potevamo, visti i lusinghieri risultati raggiunti lo scorso anno, esimerci dall’appoggiare convintamente l’iniziativa anche questa volta. Letto il progrmma, inoltre, ci accorgiamo del crescente interesse riservato alla presenza ed alla testimonianza di prestigiosi uomini di sport. Il Festival SportOpera fornendo occasioni di confronto con campioni veri, da un lato risponde con proprietà al bisogno di riferimenti autorevoli che ripensino al ruolo inalienabile dello sport per la crescita dei giovani, dall’altro, induce a quella sana nostalgia delle generazioni precedenti per un atletismo magari più artigianale, ma più significativo per istinto e passione. Siamo piacevolmente accanto al Festival SportOpera di cui condividiamo linee programmatiche e credo sportivo, sperando che le suggestioni stimolate dal cinema, dal teatro e dalla letteratura, rendano intelligentemente, attraverso anche la proposizione di miti positivi, più appetibili l’approccio e la dedizione alla disciplina sportiva.

Amedeo Salerno
Presidente Comitato Provinciale CONI

Lo spazio sportivo della Virtus Partenopea sorge nel coure del complesso monastico di San Domenico Maggiore. Il cortile che vede oggi l’avvicendarsi di giovani atleti intenti ad apprendere le filosofie e le tecniche dello sport non è altro che il chiostro di San Tommaso risalente con questa struttura all’anno milleduecentotrentuno. Il chiostro viene consegnato all’attività sportiva nel 1866. Denominato PALESTRA CENTRALE di Napoli, è stato costantemente destinato, con i suoi portici ed i luoghi annessi, all’attività ginnico-formativa di tantissimi giovani. Dal 1928, anno della sua fondazione, la Partenopea Virtus ha sede nei “locali” di San Domenico Maggiore . Entrando nel chiostro e poi nelle singolari palestre all’interno si avverte la presenza della storia, come se le suggestioni dell’ edificio sportivo di epoca greco-romana sepolto dalle stratificazioni del tempo siano percepibili proprio lì. In effetti pare che il complesso sorgesse proprio lì, accanto alla Virtus Partenopea, e sembra che proprio lì si cimentassero Tito Flavio Archibio di Alessandria vincitore della 221.a Olimpiade del 105 d.c. o Simylos di Napoli vincitore alla 133.a Olimpiade del 248 a.c. Possiamo simpaticamente dire che, a giudicare dallo spirito, dalla dedizione e dalla passione che animano l’attività della Virtus l’influsso di quel passato lontano ancora sortisce effetti.

Virtus Partenopea

con il contributo di

Regione Campania
Assessorato alla Cultura
Assessorato allo Sport

Provincia di Napoli
Assessorato allo Sport e Politiche Giovanili
Assessorato ai Beni Culturali e Paesaggistici

Comune di Napoli
Assessorato alla Cultura
Assessorato allo Sport e ai Grandi Eventi

Teatro Pubblico Campano

con il patrocinio di

CONI

Reginauto
ALFA ROMEO CENTER NAPOLI
Concessionari Alfa Romeo

CTP

DIGIGRAF
produzioni/video

un progetto
Vesuvioteatro

direzione artistica
Claudio Di Palma

Direzione Organizzativa
Giuseppe Liguoro
Dora De Martino

Comunicazione
Francesca Liguoro

Consulenza Progetto Leni Riefenstahl
Mario Franco

Marketing
Maurizio Marino
Valentina Varrella

Consulente Fund Raising
Massimo Coen Cagli

Ufficio Stampa
Mimì Pessetti
Simona Rocco

Segreteria Organizzativa
Luciana Nacar

Distribuzione Pubblicitaria
Pubbliciclette

Cover di copertina
Emanuele Tammaro

Progetto video documentaristico
Mauro Ascione

Produzioni audio/video
Digigraf

Service audio/luci
Meta s.a.s.

Runner
Dario Salzano

Responsabile tecnico
Nunzio Signoriello

Amministrazione
Percorsi di Scena

Si ringraziano
Carla Ascione, Giulio Baffi, Alfredo Balsamo, Carmine Capasso, Ruggero Cappuccio, Vincenzo Cerami, Claudio Cicatiello, Riccardo Dalisi, Elio De Martino, Gianpaolo De Rosa, Umberto Di Palma, Andrea Esposito, Rita Felerico
Filippo Fusco, Eugenio Leonardi, Carmine Leoncito, Angelo Montella, Mimì Pessetti, Tullio Pironti, Giorgio Porrà, Daniele Russo, Alfredo Scotti, Valentina Varrella

Si ringraziano inoltre per la collaborazione
Accademia di Belle Arti di Napoli
Nuovo Teatro Nuovo – Napoli
Teatro Augusteo – Napoli
Teatro Bellini – Napoli
Vialla Bruno – Comune di San Giorgio a Cremano

Un ringraziamento particolare a
Gianfranco Zola